Le persone
Anima e cuore dell'Azienda

Sono Silvano Strologo e sono cresciuto apprendendo il mestiere di vignaiolo sin da bambino. Essendo questo mestiere basato su un rapporto molto personale con la terra in cui sono nato, non è semplice trasmetterVi ciò che produrre vino rappresenti per me e quanto mi abbia arricchito nel tempo, consentendomi di diventare ciò che sono.
Per chi non è nato a contatto con la campagna, sarà quasi impossibile capire quanto sia profondo il rapporto che lega noi Marchigiani al territorio e quanto questo mestiere ci ha permesso di rappresentare la nostra terra nel mondo. Fare il vignaiolo mi ha consentito di andare al di là della mia cittadina, mi ha fatto viaggiare e scoprire il mondo con gioia. Non avrei mai pensato di ritrovarmi un giorno a New York o a Tokyo e in moltissime altre città internazionali con le mie bottiglie e avere la possibilità di conoscere un’infinità di persone che mi hanno aiutato a guardare le cose con un’altra prospettiva, molto diversa da quella che avrei avuto se fossi rimasto sempre a Camerano.
Questo mestiere mi ha permesso non soltanto di accrescere la mia cultura vinicola e confrontarmi con l’industria del vino a livello globale, ma mi ha permesso di apprendere, ascoltare e capire chi avessi ogni volta davanti a me, creando un rapporto al di là dello scambio economico, ma un vero e proprio scambio culturale tra diverse regioni a livello nazionale e tra diverse nazioni a livello internazionale aprendomi le porte ad un panorama oltre ogni limite.
E’ grazie a mio padre Giulio se sono riuscito in questa avventura perchè fu proprio lui ad insegnarmi ad andare oltre alle paure che sono presenti nella retorica provinciale, cercando di essere positivo nei confronti della vita e di tutte le sfide che ci porta.
Non è stato facile promuovere i vini, poiché nel mondo le Marche non hanno la stessa notorietà del Piemonte o della Toscana, ma, come diceva Giulio, l’importante è sentirsi parte integrante di un territorio e avere la voglia e il desiderio di promuoverlo e raccontarlo. Mi dispiace che oggi mio padre non sia accanto a me per godersi quello che siamo riusciti a costruire, ma sicuramente si rallegrerebbe dei risultati che la sua famiglia ha ottenuto da quegli inizi degli anni ’60, quando decise di mettersi in proprio.
Negli anni 90 non era ancora molto comune imbottigliare il vino sotto il nome di una singola cantina e le tecnologie del fare il vino erano completamente diverse. Ho dovuto rinnovare tutti i nostri metodi di coltivazione appresi dalle antiche generazioni e ho creduto nell’innovazione andando contro tutto quello che era già conosciuto. Grazie a questa voglia di cambiamento radicale, ho cominciato la collaborazione con l’enologo Giancarlo Soverchia da cui ho appreso gran parte di queste nuove tecnologie.
Il tempo mi ha dato una mano e, con i primi risultati come i riconoscimenti dei 3 Bicchieri, 4 Grappoli e prestigiose guide, le cose sono andate via via consolidandosi fino alla decisione di piantare nuovi vitigni ed espandere la produzione che oggi si aggira sulle 75.000 bottiglie l’anno.
Dopo 20 anni dall’inizio, non ho mai perso la voglia e il desiderio di divertirmi a fare ciò che faccio, arrivando a scoprire che questo mestiere ha forgiato un vero e proprio universo per me e per la mia famiglia. Devo tutto questo al constante impegno di tutti noi, specialmente a mia moglie che si occupa di tutta la comunicazione e le vendite. Senza di lei non ce l’avrei mai fatta e per questo la ringrazio con tutto il mio cuore! Inoltre mia madre, mia sorella e a mio cognato, che si adoperano con grande dedizione. Il frutto di questo impegno ha portato il nostro vino nei più grandi circuiti internazionali e sulle tavole dei miglior ristoranti: questo è ciò che in definitiva ci ripaga del grande sacrificio che facciamo.